Scuola media di Valvasone

Valvasone

A Valvasone, in via Sant’Elena,  si trova il Comprensorio scolastico, con gli edifici che oggi ospitano la Scuola secondaria di primo grado e la Scuola primaria, rispettivamente ai numeri civici 41 e 51. Quest’ultimo  edificio, ancora mantenuto nella struttura originaria,  era negli anni Quaranta la sede delle Scuole medie di allora, sede staccata delle Medie “Monti” di Pordenone.
Fu lì che, dall’ottobre 1947 fino al novembre 1949, fu impegnato come insegnante pubblico di italiano e latino il giovane Pier Paolo Pasolini, che si era già laureato in Lettere all’Università di Bologna nel novembre 1945. Il suo entusiasmo pedagogico, già sperimentato nell’esperienza della libera “scuoletta” di Versuta durante la guerra, lo mise subito in evidenza per la capacità di coinvolgimento degli allievi e per la creatività del metodo didattico, al punto che il preside Natale De Zotti qualificò Pasolini con l’appellativo di insegnante “mirabile”.
Dell’efficacia del lavoro pedagogico di Pasolini fanno fede anche le testimonianze degli  allievi raccolte nel 1993 da Giuseppe Mariuz nel libro La meglio gioventù di Pasolini, edito da Campanotto.  Così Walter Bearzatti ricorda come il professor Pasolini amasse coinvolgere i ragazzi nel gioco del calcio in momenti extrascolastici, nella realizzazione di un giornale murale, nella lettura di grandi autori come Cechov o Verga, nella creazione di poesie. A sua volta, Mariannina Lenarduzzi rammenta:  «A primavera ci portava fuori, in campo sportivo, a studiare. Noi stavamo seduti in circolo, e lui in mezzo ci faceva lezione. Non ci distraevamo, perché aveva un forte potere di attrazione e quasi ci incantava».
Quando Pasolini perse il suo posto di lavoro a seguito dello scandalo di Ramuscello, i genitori dei suoi allievi inviarono al Provveditorato  una petizione a sostegno del professore licenziato, ma la richiesta non ebbe risposta.

Le parole di Pasolini

ll filone d'oro degli scolari di Versuta e Valvasone

"I ragazzi che ho trovato qui a Valvasone sono di una sostanza umana meno intensa e complessa. Se penso alla sensibilità, ricca di défaillances e di tendre, di Tonuti Spagnol, o alla applicazione cerebrale di suo fratello Dante, o alla limpidità sottomessa e assimilatrice di Bepino Bertolin, o alla inventività del piccolo fauve sangiovannese, Eligio Castellarin (quello che scrisse «le foglie sorridono») - o comunque alla forza di oggettivazione di tutti i ragazzi di Versuta, che tra gli errori di ortografia mi facevano leggere dei frammenti di italiano duri, umidi e poetici come pezzi di paesaggio, questi qui di Valvasone mi appaiono facili e leggeri. La loro tettonica ereditaria non presenta stratificazioni degne di rilievo; scarse le ricchezze  minerarie della loro anima.
C'è un filone d'oro in F.S., un ragazzo in piena crisi adolescenza, già più alto di me, con un viso che diverrà probabilmente bello, ma che per ora è quasi da sempliciotto non privo di fugaci astuzie. Disdegna il gioco del calcio, è socialista e dice brutte parole.In compenso ha un animo delicatissimo, pieno di riserve e di difficoltà; cede molto agli affetti (c'è un commovente  «pezzo» su un suo compagno molto più piccolo di lui) e agli impulsi; nei temi è un retore della più bell'acqua, ma ha certi squarci poetici o umoristici (autocritica) veramente rispettabili.
C'è un filone d'oro anche in P.F. [...], anche in G.L., un brunetto da libro delle fiabe, il quale mi assicura che ogni sera a letto «pensa alla morte»; degli altri quattordici scolari quasi tutti sono molto simpatici, qualcuno anche interessante, ma nessun altro possiede quell'attitudine speciale, quella sensibilità, magari anche un po' malata, che serve all'uomo per rendersi conto di sé e del proprio mondo. In compenso quasi tutti sono molto curiosi e hanno disposizione ad apprendere; è nel latino che si trovano a loro agio! Hanno imparato il gioco e ci si divertono. Ah sì! la traduzione, in qualsiasi aspetto,è l'operazione più vitale dell'uomo."


L'articolo, a firma Erasmo Colùs, uscì il 29 febbraio 1948 su "Il Mattino del Popolo".  Pasolini vi descrive le sue esperienze di maestro a Versuta e a Valvasone, rivelandosi un acutissimo osservatore, quasi uno psicologo, dei ragazzi affidati alle sue cure pedagogiche.

Edizione consultata:

P.P.Pasolini, Dal diario di un insegnante, in Un paese di temporali e di primule, a cura di N. Naldini, Guanda, Parma, 1993, p.274

Grandi programmi e polemiche coi preti

"Faccio scuola, ho grandi programmi (un teatro e un'infinità di faccende para-scolastiche: il Provveditore ha deciso di fare della scuola di Valvasone una specie di scuola sperimentale).
Lavoro molto anche in campo politico; come sai sono segretario della sez. di San Giovanni, e ciò mi impegna molto, con conferenze, riunioni, giornali murali, congressi e polemiche coi preti della zona che mi calunniano dagli altari. Per me il credere nel comunismo è una gran cosa."


Il brano è tratto da una lettera inviata da Casarsa nel marzo 1949 all'amica Silvana Mauri. Pasolini vi descrive il suo impegno sia nel campo dell'insegnamento che nell'attività di militante comunista.

Edizione consultata:

P.P.Pasolini, Lettere 1940-1954, a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino, 1986, p. 353-354